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Pubblicata Sabato 12 Novembre 2022 23:32

Perché le scoperte di San Casciano e Riace non possono essere paragonate

Dopo il ritrovamento in Toscana di 24 statue bronzee risalenti al II-I secolo a.C. è scattata la corsa al paragone con le opere riemerse cinquant’anni fa dal mare calabrese. Ma davvero c’è un primato in discussione? Risponde il professor Paolo Brocato, docente di Etruscologia e Antichità italiche del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Unical

È di pochi giorni fa la notizia di un eccezionale ritrovamento archeologico a San Casciano dei Bagni in Toscana. Si tratta di una scoperta sensazionale effettuata dal team coordinato dal prof. Jacopo Tabolli dell’Università per Stranieri di Siena, effettuata nel santuario termale di età etrusco-romana. 

L’importanza della scoperta risiede nel tipo di reperti scoperti, nella qualità e quantità ma soprattutto nel fatto che sono stati trovati nel contesto stratigrafico originario, senza che siano intervenute manomissioni moderne. I reperti erano stati adagiati in una grande vasca termale, verosimilmente con l’intenzione di proteggerli occultandoli, in una fase di sistemazione o ridimensionamento dell’area sacra. 

All’interno della vasca sono state rinvenute ben 24 statue bronzee e molti altri manufatti tra cui diversi ritratti, ex voto anatomici, e numeroso materiale archeologico databile al II-I sec. a.C. Altro aspetto molto importante è che molti manufatti presentano iscrizioni etrusche e latine. I reperti infatti recano incisi nomi di divinità e nomi delle famiglie gentilizie dedicanti. Il contesto è dunque apparso agli archeologi così come lo avevano lasciato gli antichi. Una scoperta dunque che getterà nuova luce su aspetti della cultura etrusca e romana in una fase particolarmente tormentata sul piano storico politico e sociale. 

Gli studiosi ben sanno quanto la scoperta di statue in bronzo dell’antichità greca ed etrusco romana sia un evento raro. Fin dall’antichità le statue furono fuse per ricavarne altre o per realizzare manufatti meno nobili, destino che ancor più ha avuto il suo corso nella fase tardo antica e medievale. Ecco quindi il motivo per cui quando si ritrovano statue in bronzo antiche la scoperta ha sempre grande rilevanza. Soprattutto se poi lo stato di conservazione è eccezionale, come è accaduto a San Casciano. 

Sono stati evocati i bronzi di Riace che, proprio in questi giorni hanno visto captare nuovamente l’attenzione scientifica per l’importante Convegno I Bronzi di Riace 50 anni di studi e ricerche, in corso al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. 

Non è un caso che il ritrovamento archeologico abbia avvicinato le due scoperte, in quanto entrambe caratterizzate da esemplari della statuaria bronzea antica pressoché intatti. I due gruppi di bronzi sono accomunati da vicende, successive alla loro creazione e al loro uso, che hanno permesso, in circostanze molto diverse, di giungere fino si nostri giorni. Destino molto raro, come abbiamo detto, per la bronzistica antica e soprattutto per i bronzi di dimensioni consistenti. Il richiamo subito dopo la scoperta ai Bronzi di Riace va inteso in questo senso, null’altro a mio avviso. Statue accomunate dalla fortuna di essersi salvate dall’incuria del tempo e dall’avida mano dei fonditori. 

Al di là di questo parliamo di due contesti culturali e cronologici estremamente diversi che non possono essere paragonati tra loro. La scoperta di San Casciano appartiene alla cultura etrusco-romana del II-I sec.a.C., i bronzi di Riace alla cultura ellenica della metà del V sec a. C.. Sono tra loro distanti nel tempo, cambiano le circostanze storiche ma anche lo stile artistico che aderisce a modelli e gusti differenti. Anche la committenza è diversa. Così anche le dimensioni se vogliamo entrare nel dettaglio. Inoltre il contesto stratigrafico di giacitura dei reperti toscani appare intatto, al contrario della situazione e delle circostanze di ritrovamento dei bronzi di Riace. Non dobbiamo commettere l’errore di togliere dai loro contesti queste opere per paragonarle e per stabilire una graduatoria, sarebbe una operazione scorretta metodologicamente e poco scientifica. 

Se queste sono le prime impressioni generali dobbiamo però aspettare le relazioni scientifiche e le pubblicazioni della nuova scoperta, stando comunque tranquilli che la fama e l’importanza dei Bronzi di Riace non sarà mai offuscata, se qualcuno lo avesse mai pensato, ma eventualmente sempre più contestualizzata attraverso nuovi studi e ritrovamenti. 

Nuove e vecchie scoperte dimostrano quanto sia importante promuovere la ricerca e la valorizzazione dei beni archeologici del nostro Paese, tenendo però ben presente che a fronte di ritrovamenti eclatanti - estremamente importanti - ci sono tante altre scoperte che formano la trama dei paesaggi e la quotidianità dell’uomo antico, senza le quali le grandi scoperte non avrebbero senso storico e perderebbero la loro eccezionalità. Per questo la vera sfida per il futuro è di conoscere, preservare e valorizzare il paesaggio, applicando una politica attenta al recupero dei luoghi e delle identità dei territori anche attraverso il patrimonio archeologico.

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